mercoledì 15 febbraio 2017

Michael Flynn, Turchia e multipolarità


I media di mezzo mondo sbraitavano incessantemente sull'attaccamento della neo-presidenza statunitense, Trump, a Mosca. Il cambio di poltrona di Michael Flynn è una mossa strategica che posso tradurre come una strategia mirata a spostare l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica internazionale verso "il congelamento delle relazioni con Mosca" momentaneamente o di un barile che per moltissimi mesi, di campagna elettorale, Trump si è trascinato addosso, quello pressante delle accuse di media "dell'amicizia con Putin". Aspettiamo. 

Alessandro Lattanzio scrive: 

"Le dimissioni di Flynn sono un duro colpo per Erdogan, di cui era un lobbista a Washington. Quest'aspetto viene ignorato, sebbene dimostri la realtà della frattura nella dirigenza militar-spionistica-strategica degli USA. La Russia non perde nulla, poiché Flynn è un radicale oppositore dell'Iran. Un ulteriore chiarimento e dimostrazione che Mosca deve continuare a consolidare i rapporti con i suoi veri alleati; Cina, India, Iran, Vietnam, Iraq, Siria." 

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